Un’estate tra i monti

Amo la Montagna fin da quando sono bambino. Amo la montagna in autunno, con i mille colori che invadono gli occhi e la mente, il profumo di ghiande, castagne e sottobosco che riempie i polmoni. Amo la montagna in inverno, con le nevi che ovattano un ambiente apparentemente immobile, in cui i raggi solari si specchiano sui fiocchi per poche ore al giorno e le piante attendono pazienti momenti migliori per tornare alla vita. Quando finalmente arrivano, in primavera, la natura esplode di nuovo, i fiori colorano le montagne, gli insetti ronzano nell’aria, le farfalle saltano di fiore in fiore e gli uccelli di ramo in ramo. E poi c’è l’estate, in cui il calore scioglie definitivamente qualunque residuo di neve sulla cima dei monti, secca i pascoli rendendoli delle distese riarse giallo ocra in cui, a ogni passo, un mare di cavallette balza a frinire poco più in là. E via così, anno dopo anno, la montagna è sempre lì, forte e bella, ad attendere chi sa capirla.

Negli anni ho imparato – e la fotografia mi ha aiutato moltissimo in questo – ad apprezzare questi luoghi in ogni stagione, in tutti i momenti della giornata, a capire quando stare fermo per vedere un topolino montano, ad ammirare i riflessi sulla corazza di un insetto quanto il fulvo colore aranciato di una volpe. Ad ascoltare estasiato l’abbaio del capriolo quanto il gracidare della ghiandaia. Quest’anno devo dire, poi, che i boschi reatini sono stati veramente generosi: non è passato un giorno senza aver avvistato almeno una volpe e un capriolo, senza aver sentito i versi dei rapaci notturni o la corsa ovattata di una lepre in fuga dal mio obiettivo fotografico.

Apodemus sylvaticus
Prionus coriarius
Vulpes vulpes
Buteo buteo
Capreolus capreolus

Chi ama i boschi montani sa che c’è un momento della giornata in cui diventano magici: al crepuscolo, quando il Sole tramonta dietro l’orizzonte ma al riparo delle chiome degli alberi è notte già da un po’, in quell’ora nel bosco tutto sembra fermarsi e allo stesso tempo mutare il proprio aspetto. Le cavallette passano il testimone ai grilli e gli animali notturni iniziano a farsi vedere. I monti si tingono di viola e poi diventano delle sagome indistinguibili dal cielo nero in cui, una dopo l’altra, le stelle si mostrano in tutto il loro splendore. Il silenzio della notte a quel punto si sovrappone al verso dei grilli, interrotti solo ogni tanto dal richiamo di un allocco o di un assiolo che risuona nella notte.


Non sono un fotografo professionista, ma mi diverto a fare fotografia, soprattutto naturalistica e paesaggistica.
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